Scritto per la pagina Facebook della rivista “sulla quarta corda”
un’idea un pensiero, un qualcosa che dia il sorriso
——-Il fungo——-
-Sai che pensavo?
-Cosa? – rispose Luna da sotto una foglia aggiustandosi il berretto.
-Stavo pensando a tutta la mia vita…
-Ancora Illu! Dai…!
I due piccoli gnomi si spostarono con un lungo salto sotto un’altra foglia e poi su un ramo lontano da loro almeno tre metri – e loro che sono alti quanto un pollice, fanno sembrare il tutto come se volassero superando la fisica delle cose: in poche parole, come per magia.
-E luna…! – rispose affranto, sospirando per poi continuare.
-Io non me la sento, non mi sento di ….
-Di? – continuò la gnometta dagli occhi brillanti come i diamanti.
-Niente – finì lo gnometto dalla lunga barba nera e con gli occhi altrettanto neri ma gentili capaci di scrutare l’anima di chi osservano.
-Niente cosa?
-Niente, pensieri negativi, pensieri sull’avere figli, sul mio futuro… – un attimo di pausa e poi continuò.
-Sono un esserino sempre solo, che non ha paura di niente e che prende tutto di petto, che ha fatto tante cose e adesso ha la follia di voler vivere di musica, ambizioso, cocciuto e a cui non importa di niente e non ha paura di niente, nemmeno della morte, che sa troppo e non ha niente e con manie di autodistruzione.
-Ma che dici! – rispose seria la piccola gnometta, perdendo il suo sorriso stellato. – Ma se sei la persona più buona, intelligente e sensibile che io conosca!
-E vabbè!
-Sei stupido quando fai così, ecco!
La gnometta con i suoi occhi brillanti individua una serie di funghi che a colpo d’occhio sembrano uno più velenoso dell’altro, e con un balzo ancora più magico di prima scende dall’albero e atterrando sulle morbide foglie secche si appresta ad andare sotto a uno di quei funghi.
-Ehi giugiu! Vedi che sono altamente tossici!
-Che te frega, a te non ti importa di niente!
A denti stretti lo gnometto fece il medesimo salto della compagna e poi si apprestò ad avvicinarsi a lei, ma non si avvicinò troppo al fungo e tendendo la mano piccina verso la compagna la invitava ad allontanarsi
-Ma come?!? Eri cosi impavido, che non ti importava di nulla! – piccola pausa. – E ora ti spaventi di un piccolo fungo, quasi quasi ci farei una casetta qua!
-Ma non fare la stupida, che c’entri tu!
-Sì, ci faccio una bella casetta!
La gnoma va ad allungare la mano e toccare il fungo, ma il compagno, con una velocità fulminea, la blocca.
-Non lo toccare: procura allucinazioni e la morte.
La compagna sorrise dolcemente e guardò dritto nelle pupille nere e gentili del suo compagno che, ingannato dall’emozione, non riuscì stavolta a vedere nell’animo della compagna,
-Guarda che sono funghi buoni, guarda la lumachina come si arrampica carina!
Distratto, ingenuo, ferito… le emozioni negative, l’ansia fanno sempre brutti scherzi, e non gli fecero notare che la natura, in questo caso, era benigna con loro.
-Sei un compagno ricchissimo, dolce e premuroso, non vi è di meglio e non vi sarà. Ti ho accolto nella mia vita non perché sei re, ma perché sei il re della tua vita, capace di creare una dolce goccia in questo grande oceano, goccia che si chiama famiglia, in questo oceano chiamato vita. Siamo famiglia e il cosmo lo sa, sa che non sei solo, che non sei perduto, io con te e tu con me, perché il “per sempre” è una parola troppo grande, è vero, ma finché le nuvole e il vento soffieranno, finché le gocce cadranno e i fiori sbocceranno, io e te saremo una cosa sola, un giardino sotto un fungo, due infiniti che si abbracciano.
Gli occhi di lei brillavano presi da una nuova vita a queste parole mentre sorrideva a lui; lui si rilassò, il suo volto dolce e buono sorrise sembrando quasi di zucchero. I due si abbracciarono e si baciarono dolcemente mentre tutti gli insetti incuriositi osservavano la scena, e all’atto fecero un lungo applauso.
Mentre i due si baciavano con una dolcezza fiabesca e fanciullesca, vicino al fungo, su una grossa pietra un umano e la sua compagna posarono del latte e dei biscotti, in segno e in onore agli amici e vicini invisibili che appartengono al “piccolo popolo”.
Dopo il gesto, Illustre accarezzò la compagna e con un salto, spavaldo, salì sulla grossa pietra e osservò con i suoi occhi indagatori i due Umani dai modi semplici e dolci quanto i loro allontanarsi e rientrare in casa, e soddisfatto sorrise. Qualche secondo dopo, con un salto meno spavaldo, Luna salì sul masso, prese un biscotto e incominciò a rosicchiare come se fosse un topolino vorace, golosissima di quel dolce; i suoi occhi brillavano come le stelle e il candore delle sue guance la faceva assomigliare alla luna piena
-Sì, sarà una bella casa, sarà bello vivere qua.
La compagna lo ignorò, intenta a inzuppare il biscotto nel latte; distratta, scivolò dentro la tazza bagnandosi completamente. Illustre, scoppiando a ridere come un matto, saltò sul bordo della tazza che si scosse un po’, dimostrando un gran equilibrio, smosse le dita che scintillavano e come per magia, il biscotto e Luna si trovarono a galleggiare nell’aria.
I due si scambiarono grosse risate e qualche leggero insulto che male non fa…
Le risate riempiono l’aria rendendola frizzantina, pulita, profumata, l’aria di casa.
-Sì, sarà una bella casa, il destino lo vuole.
Una bella avventura…scritta, letta, pubblicata, come i sogni, come le favole di un popolo piccolo e magico pieno di fortuna…fortuna che arriverà a chi come Illustre e Luna, sorrideranno al fato, Fortuna che arriverà a chi rispetta la natura e il piccolo popolo che come noi appartiene al cosmo infinito.
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