Scritto per la pagina Facebook della rivista “sulla quarta corda”
l importanza della fantasia, che va a pari passo con la conoscenza e la voglia di scoprire il cosmo. davanti a noi c’è praticamente di tutto basta solo guardare e capire
— Numero 1 —-
In una casa immersa nel verde, un bambino sale le scale di corsa, con ampie falcate prende gli scalini a due a due come uno strano gioco. Si concentra nell’atto, tanto da spingere con la lingua le labbra rosa in fuori; un ciuffo ribelle cade costantemente sulla sua fronte da una nera e foltissima capigliatura fatta di capelli ondulati, che coprono una testolina a goccia con dentro chissà quante domande e pensieri da sviluppare. Le cicale si sentono in lontananza e un filo di vento che viene direttamente dallo stretto muove le fronde degli alberi di limoni e olivi, che circondano una casa solitaria.
Il bambino arriva in cima ed entra nella stanza dondolando la testa da destra a sinistra, giocherellando così sui suoi piccoli passi che lo avvicinano a una figura concentrata e persa nel guardare un telescopio grosso quanto un cannone d’assedio.
Il bimbo assolutamente tranquillo si guarda intorno nel caos di una stanza riservata ad esperimenti di ogni genere; incuriosito osserva come farebbe qualunque altro bambino della sua età, mostrando però una certa confidenza con gli oggetti che lo circondano. Dopo aver giocherellato con delle luci, si avvicina al padre e lo tira dalla maglietta.
– Ehi! Numero 1, ciao! Lo sapevo che eri qua, tranquillo, mi dovevi dire qualcosa?
– Mamma dice se volevi la pizza o i rustici per stasera?
Il papà rimettendo l’occhio sul telescopio dice:- per me è uguale, tu cosa vuoi?
– Pizza!
– Sicuro?
– Sì, pizza alle verdure!
Il padre sospira alla risposta del figlio: – alle verdure… e poi la lasci! Non è meglio al pollo?-
Il bambino riflette qualche secondo e dice: – pollo!
– Ecco, ora ti riconosco! – sorride al bambino e gli accarezza la testa per poi pizzicargli le guance.
– Papà – incalza il bambino, mentre il papà osserva ancora dentro il telescopio.
– Sì, numero 1? – risponde il padre dolcemente.
– Che cosa stai guardando? Gli alieni? – il padre sorride sinceramente e si lascia andare sulla sedia dove si trovava.
– No, amore! No! Guardo un granello di polvere.
– Pobbere? – il bambino non comprende a pieno cosa stia insinuando il padre; prende un pizzico di terra da una pianta e lo mostra al papà – cosi? –
Il papa sorride ed annuisce – esattamente! –
Il bambino ancora più confuso guarda il papà come se fosse impazzito e poi il terriccio e poi di nuovo il papà ancora più confuso. Il padre gli fa una carezza e lo prende in braccio, lo mette sulla sedia e gli allunga il braccio verso il cielo – guarda il granello di terra, cosa vedi?- Il bambino, che non era cretino, rispose come farebbe ogni bambino sveglio alla sua età – il cielo dietro- il papà sorride e annuisce.
– Tu immagina dei mondi lontani, dove la luce delle cose è ancora agli albori del cosmo, dove il tempo scorre al contrario e ancora l’evoluzione di ogni cosa si mostra alle prime armi, alle prime luci: la prima idea di spazio, di tempo che si modifica in un pensiero che già noi adesso conosciamo, ma che ancora lì in quel luogo rimane un sogno dentro la mente di un dio dormiente e pazzo che, a ogni costo, vuole creare la bellezza che sta dietro la diversità di galassie, stelle, atomi di gas e polvere, in un turbinio di spazio-tempo che danza come danzano un uomo e una donna, come la materia visibile e la materia oscura che creano la vita, la bellezza di una mente che osserva e comprende un’infinità di galassie che vivono dentro una carezza, dentro un granello di polvere che coraggioso dice a gran voce “io sono qui ed esisto!” Esisto come il cosmo che ci circonda, come la mente che osserva l’infinità delle stelle e lì in quel tutto ritrova se stesso, la sua natura e il volto di quel Dio, che ci ha abbandonati dandoci la responsabilità di comprendere il suo lascito.
Il bambino non capì le parole del padre e osservò il suo volto in modo dubbioso, quasi preoccupato; il padre sorrise e gli indicò di guardare dentro il telescopio, e dopo qualche secondo, nonostante la giovane età, numero 1 capì quello che per lui è il disegno delle cose…
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