Scritto per la pagina Facebook della rivista “sulla quarta corda”
Come tutti sono cresciuto con le tante storie Disney, come la bella addormentata, la sirenetta, Aladdin e cosi via… sono storie famosissime che sicuramente conoscete pure voi. poi un giorno, incuriosito dalla mia sete di Antropologia, scoprii che tutte queste storie sono tratte da altre storie, storie popolari, storie cruente in cui tutto succede tranne il “che vissero felici e contenti” storie africane, Native americane, ma specialmente del nord Europa, dove i fratelli Grimm, crearono la serie di favole più lunga mai scritte e raccolte, seconda solo a quella di Giuseppe Pitrè (molto meno famoso ma più prolifico). In queste storie, si evince la necessità di riscatto, la paura del ignoto che diventa magia, ricolma di spiriti e di regole non ben definite…
Vi lascio con una mia piccola storia, che spero vi faccia avvicinare a questa idea di racconto, e vi stuzzichi nel partecipare al concorso ideato dalla rivista.
buona lettura.
———–Il volo di Cristò————
Tra l’Era della Gigantomachia quando Atena creò l’isola e il lungo sonno di Artù che trovò riposo nelle mie terre,
subito dopo l’estinzione dei Ciclopi che ancora trovano memoria nella storia, viveva un giovane chiamato Cristò.
Cristò non aveva nulla di particolare, era un piccolo dodicenne troppo magro e pieno di vita,
non aveva natali lustri e non poteva vantare ricchezze o amicizie.
Cristò usava giocare con le foglie durante la pioggia e con il sole usava correre finché il fiato glielo permetteva;
a modo suo, nella sua testolina a forma di goccia, voleva spiccare il volo come le rondini, voleva essere come loro
che in gruppo volavano cinguettando felici, libere, in alto, coscienti che nessuno li potesse malmenare, trattare male, violentare…
Nessuno le avrebbe costrette a lavorare nelle miniere di zolfo o in campagna senza uno scopo, senza una meta, solo per arricchire un padrone.
Diceva questo perché quando guardava una rondine, non le vedeva mai piangere, non vedeva mai una rondine picchiare un’altra rondine…
Le rondini avevano una mamma, un papà e amici, Cristò no, Cristò non aveva niente a parte se stesso. Un giorno,
quando il cuore di Cristò era più nero, un nero gatto si avvicinò a lui, i suoi occhi gialli sottolineavano la sua natura che stava un pò di qua e un po’ di là,
un po’ tra i vivi, un po’ tra i morti. Il gatto si faceva gli affari suoi, ma entrambi osservavano le rondini con desiderio,
almeno finché a Cristò non balenò un’idea: prendere le piume delle rondini per volare come loro ed essere libero di andare e tornare da questa vita.
Sentita questa idea, il gatto si drizzò in piedi e iniziò a strusciarsi con il giovane, ma prima di dirgli la sua, prima di dirgli che lo avrebbe aiutato,
gli volle raccontare la storia di Icaro e le sue ali. Cristò, preso ormai dall’idea, non diede retta alla storia raccontata, non del tutto almeno,
e cosi attuò il suo piano. Prendendo delle reti da pescatori, le allargò tra li alberi tra cui vedeva che gli uccelli passavano per tornare a casa;
ne catturò a centinaia, prendendoli uno per uno dalla rete, strappò dai loro corpi ogni piuma presente,
lasciando i poveri corpicini a terra sanguinolenti e desiderosi del bacio della morte: cosa che non tardò ad arrivare, visto che
il gatto li accontentò. Fatto ciò, il ragazzo creò delle bellissime ali, con colla forte e non cera, lunghe e maestose, più adatte al volo di quelle di Icaro.
Salito su un dirupo, sicuro della forza delle sue ali, Cristò si gettò, si gettò e volò: era così veloce che il mondo finalmente si allontanava,
era talmente libero che finalmente tutti i suoi dolori restavano dietro alle sue spalle, i Demoni della sua anima restarono a terra,
e ora vi era la sola libertà. Questo è quello che lui voleva accadesse,
che nella sua testa è accaduto prima di accorgersi che si era schiantato su delle rocce giù nella scarpata,
con braccia e gambe distrutte e non solo… lì desiderò il bacio della morte. Il gatto, pian piano,
si posò su quello che restava del suo petto e si guardarono negli occhi. Fu il silenzio tra i due,
il gatto disse solo “ti avevo avvertito”! Poi chiuse gli occhi e baciò Cristò, e lo prese… perché pochi lo sanno,
ma i gatti stanno un pò di qua e un pò di là, un pò tra i vivi e un pò tra i morti:
come questa storiella, che sta tra la gigantomachia – quando Atena creò l’isola – e il lungo sonno di Artù che trovò riposo in questa terra,
subito dopo l’estinzione dei Ciclopi che ancora trovano memoria nelle mie storie.
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